È passato un lungo, imprecisato intervallo di tempo. La Kosmograd è finita nelle mani di “cartelli societari transnazionali, la funzione di comando russa è puramente simbolica”. Una realtà iper-capitalistica e decadente. Fra i cartelli più potenti, la Geisha Corporation. Il colonnello Vostok è stato sottoposto a una specie di rigenerazione. La dottoressa Sondra Kluster gli ha curato le ferite, installato inserti di titanio nelle gengive, impiantato denti artificiali e nuovi occhi, e una protesi meccanica ha preso il posto del suo braccio destro. “Terapia di demortalizzazione”, la chiama la dottoressa. Al risveglio, Vostok ha un solo desiderio: “Una donna. Non giovane, che abbia esperienza”. Sondra Kluster si presta volentieri. In quel tempo in cui tutto sembra possibile, la colonizzazione marziana sta collassando. I coltivatori di ossigeno vengono falcidiati da un virus sconosciuto, l’intera colonia sembra destinata alla quarantena, l’epidemia sembra invincibile, Kluster scopre trattarsi di un virus intelligente, in grado di trarre vantaggio da ogni ipotetica cura. Una trama che mi è parsa meno compatta, più confusa rispetto al primo capitolo, termina con una rocambolesca, liberatoria fuga.
60 pagine
Ristampa: Stella Rossa, Kappa Edizioni (Gen 2001), Gli albi della Cosmo # 5 - Stella rossa, Editoriale Cosmo (Ott 2015)
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