Un tale va dal dottore e scopre di essere morto, ma non ha tempo di occuparsene. Potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta poco divertente, invece è la premessa a Le nuvole del soffitto: un tale va dal dottore e scopre di essere morto.
Solo che per lui non è che sia cambiato granché, rispetto a quando era vivo: la quotidianità va avanti come prima, tra aperitivi e lavori poco stimolanti, una ex moglie verso la quale si prova forse ancora qualcosa, un senso generale di inettitudine e una figlia che è ormai l’unica ragion d’essere.
Si tira avanti, insomma, dovendo fare i conti con una vita, quella appena finita (lo dice il dottore!), che è fatta di ritardi, occasioni mancate, fuga dalle responsabilità, una ripetitività più confortante della felicità. Ma è il momento di fare i conti e tirare le somme. Essere morti può servire anche a questo.
Solo che per lui non è che sia cambiato granché, rispetto a quando era vivo: la quotidianità va avanti come prima, tra aperitivi e lavori poco stimolanti, una ex moglie verso la quale si prova forse ancora qualcosa, un senso generale di inettitudine e una figlia che è ormai l’unica ragion d’essere.
Si tira avanti, insomma, dovendo fare i conti con una vita, quella appena finita (lo dice il dottore!), che è fatta di ritardi, occasioni mancate, fuga dalle responsabilità, una ripetitività più confortante della felicità. Ma è il momento di fare i conti e tirare le somme. Essere morti può servire anche a questo.
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