La storia è ben nota, di quelle che si studiano a scuola a più riprese: siamo alla fine del Settecento, in Francia. La sfarzosissima reggia di Luigi XVI e della altezzosa consorte Maria Antonietta stride violentemente con la miserabile condizione delle masse popolari, ridotte alla fame. Ma sono anche – e soprattutto per lo sviluppo degli eventi – i privilegi feudali di cui godono nobiltà e clero ad urtare la suscettibilità della classe emergente, la nuova borghesia, ormai depositaria della ricchezza “vera” nel regno. Una situazione esplosiva comunque la si guardi, della quale solo i monarchi, assisi tra i marmi di Versailles, non sembrano rendersi conto. Almeno finché non sarà troppo tardi e scoppierà la Rivoluzione francese…
Dalla convocazione degli Stati generali al rapido degenerare della situazione, dall’emergere di figure nuove – quali Robespierre, Danton, Lafayette, Talleyrand, Madame de Staël… – in luogo di quelle tradizionali, dalla presa della Bastiglia fino alla nascita della nuova bandiera: con Fouché, un uomo nella rivoluzione, Max Bunker (o Luciano Secchi se preferite) ripercorre per filo e per segno la vicenda storica, con largo utilizzo di documenti dell’epoca (alcuni dei quali riprodotti in intermezzi del volume) e un accurato lavoro di ricerca. È una pura presentazione dei fatti, senza opinioni o interpretazioni, praticamente un libro di storia, dalla lettura intrigante e godibile.
Bunker affida il ruolo di osservatore esterno e di commentatore dei fatti a Fouché, figura marginale nell’ambito della Rivoluzione francese, e qui protagonista del titolo dell’opera: un frate degli Oratoriani di Gesù, studioso, scienziato, di grande cultura, che osserva freddo e distaccato i fatti, elaborandoli e commentandoli con i suoi vari interlocutori.
Ultimi commenti