Vivere nel bosco e tenerlo in ordine, trovare una lettera smarrita (davvero?), raggiungerne il destinatario attraversando un mondo straniato, chiassoso, di bipedi complicati, abitato da cani, autobus, retini cretini, dove però ci sono anche i biscotti, e un gesto gentile.
Allora, come si scopre in questo fumetto, ci si può smarrire come un verbo in un periodo lungo o una creatura in una selva di edifici e semafori, cercando il fabile nell’ineffabile, il respiro nel cemento, il sonno in un cartone, aiutando un micio a guadare un manto di zebra.
E così giungere a una casa quasi rimpiattata in quella selva: ora, là dove c’era il grigio c’è una festa d’alberi, e una casetta piccola così, dove – da perduti – ritrovarsi. Guardarsi.
Poi no, non è uno specchio: è un invito.
Per un tè, in un altro bosco.
Allora, come si scopre in questo fumetto, ci si può smarrire come un verbo in un periodo lungo o una creatura in una selva di edifici e semafori, cercando il fabile nell’ineffabile, il respiro nel cemento, il sonno in un cartone, aiutando un micio a guadare un manto di zebra.
E così giungere a una casa quasi rimpiattata in quella selva: ora, là dove c’era il grigio c’è una festa d’alberi, e una casetta piccola così, dove – da perduti – ritrovarsi. Guardarsi.
Poi no, non è uno specchio: è un invito.
Per un tè, in un altro bosco.
80 pagine
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