Una forza di uomini è radunata, così massiccia da scuotere la terra con la sua marcia: un esercito, vasto oltre ogni immaginazione, pronto a divorare la piccola Grecia, a spegnere l'unica speranza del mondo per la ragione e la giustizia. Solo trecento anime coraggiose bloccano la sua corsa. Ma sono più che uomini. . . sono spartani.
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La parola è sparsa: Sparta è in marcia. Dalle fattorie e dai villaggi radunano i greci coraggiosi per affrontare la guerra infernale nello stretto passo di montagna chiamato le Termopili. Le probabilità sono lunghe e la posta in gioco è alta: ogni speranza per la libertà umana è in bilico!
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Il temibile Serse schiera tutti gli eserciti dell'Asia contro una minuscola e coraggiosa forza di 300 spartani e fa un'ultima offerta per la pace. Ma pace significa arrendersi. Con la lancia acuminata e la spada tagliente, gli Spartani rispondono. Il loro messaggio è semplice: questi uomini liberi non saranno schiavi. Non c'è via di mezzo, nessun compromesso da avere, tra il bene e il male.
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Combattere. Massacro estenuante, odioso, gioioso. Gli spartani fanno ciò per cui sono nati e cresciuti: combattono, fratello accanto fratello, spalla a spalla, scudo contro scudo, le loro lance irte respingono gli schiavi del tiranno Serse finché i morti non sono ammucchiati in alto come una montagna e il sacro , il suolo roccioso della Grecia è intriso di sangue persiano.
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Traditi, circondati, in inferiorità numerica di centomila a uno, gli Spartani fanno la loro ultima resistenza contro le orde di Serse. Ogni speranza è sicuramente persa: li attende solo una morte sanguinosa. Perché, allora, quella luce selvaggia e gioiosa negli occhi del re Leonida? Quale segreto ha lui che lo fa sorridere e parlare con tanta sicurezza di vittoria?
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